lunedì 27 aprile 2020

DIARIO DI UNA MAESTRA

Caro diario,
prendendo spunto dal lavoro dei bambini ho pensato di scrivere anch’io un diario. In questo tempo in cui il tempo si è dilatato, posso finalmente dar spazio alla mia voce che molto spesso è la voce dei bambini, delle loro emozioni, delle loro paure, delle loro stesse speranze.


Posso approfittare di questo periodo di sospensione per riordinare quei pensieri sparsi che appartengono alla formazione del bambino che diventa uomo anche in base a quei semi che riceve durante l’infanzia. Voglio mettere nero su bianco, per poter rileggere, riguardare, ricostruire e distruggere per poi ricostruire.

Perché le verità sono boe alle quali ci aggrappiamo per salvarci dalla stanchezza del mare aperto in eterno movimento. Sono lì, sono fisse, pronte ad accoglierci nei momenti di sconforto per lasciarci nuovamente ripartire, quando siamo pronti,  alla ricerca di nuove avventure.

Tutto quello che scriverò potrà essere facilmente confutabile, ma riporterà comunque elementi di riflessione che potranno aprire la mente all’analisi di alcuni comportamenti umani e sociali di questo periodo in cui si parla di trasformazione epocale. 

Quello che scriverò sarà soprattutto frutto di un’esperienza di vita nella quale maestra e alunno si sono relazionati in uno scambio di apprendimento insegnamento costante. Ognuno di noi, nella vita è alunno e maestro se solo sa ascoltare ed entrare a suo modo nei sentimenti dell’altro, soltanto così può imparare a muovere le leve emotive e può quindi educare alla vita. 

I bambini sono i nostri primi maestri, la loro semplicità, priva di condizionamenti riporta spesso con poche parole essenze di lunghi discorsi e dibattiti che non hanno fine.
Ascoltarli, leggere i loro volti, i loro gesti, i loro comportamenti può aiutarci a trovare la strada per condurli mantenendo la guida.

Questa mattina, ad esempio….ore nove. I bambini sono già davanti allo schermo dopo queste vacanze che di pasquale hanno avuto ben poco, confinati come siamo nelle nostre case per via di questo coronavirus che vuole cambiarci la vita.

Mi accorgo che qualche bambino sbadiglia, qualcun altro guardo oltre la finestra, là dove il mondo continua a girare e a fiorire in questa primavera più viva che mai.
Saluto tutti allegramente, tutti mi rispondono fingendosi attenti alla lezione che sto per iniziare.

Sono bambini di quinta. Hanno sognato questo periodo dell’anno per anni, lo hanno immaginato attraverso le esperienze dei loro compagni, immedesimandosi nei loro sentimenti, nelle loro emozioni.

-L’anno prossimo toccherà a noi!- li sentivo ripetere lo scorso anno, quando i più grandi erano promotori di tutte le più belle iniziative della scuola. – L’anno prossimo ci saluteremo al camposcuola, vinceremo il ballo di primavera e poi saremo noi i protagonisti del musical di fine anno e poi lascemo la scuola e i maestri in un bagno di lacrime festeggiando l’addio all’infanzia… e poi…-

Ora sono consapevoli che tutto questo no, non accadrà. Si saluteranno a giugno dietro uno schermo e poi ognuno prenderà la propria via, senza pretendere, perché una cosa l’hanno capita, non si può davvero pretendere niente, neppure la salute…forse si può solo desiderare. Un castello di sabbia gli è caduto addosso mentre io sto qui a parlare di grammatica.

-Devo risvegliare gli animi- mi dico- se non voglio seppellire la grammatica, quella del cuore , s’intende.
E così…ecco che scatta l’idea.
-Sentite, ragazzi, uno di questi giorni…potremmo organizzare un pic nic…virtuale, ma vero! In terrazza, nel giardinetto, magari anche sul pavimento, come facevamo a scuola durante il pranzo africano…che ne dite?-

La parola pic nic suscita subito attenzione, intravedo qualche sorrisetto. Tutti si incuriosiscono. Ora le domande partono a raffica. Tutti sono interessati….
Ecco, mi dico! La novità! La novità è la chiave di svolta quando tutto sembra perduto…è un germoglio, una speranza. Aiuta a sdrammatizzare, a guardare avanti. La novità di una piccola iniziativa, non importa quale essa sia, la più banale, la più frivola può diventare profonda se è accompagnata dalla passione.

In questo tempo in particolare, di prigionia domiciliare la novità accelera il battito, risveglia la mente, riapre gli occhietti, desta interesse, suscita domande, costruisce relazioni e soprattutto rompe le sbarre dietro le quali ci sentiamo costretti.

Allora capisco…l’educatore, ragazzi, dev’essere un artista della vita, deve saper dissotterrare i metalli preziosi, riportarli alla luce con la sua mente e le sue mani, deve scompigliare la nebbia, rompere gli schemi, rimescolare ogni cosa per poterla riordinare e rimodellare…
Eh sì, a volte è necessario rompere la piatta, disordinare le cose per inventare costruire. Ora che ci penso…  non è forse dal caos che è nato l’universo?

Maestra Dorella


1 commento: